Documento personale autodeterminato, strutturato in forma scritta, firmabile digitalmente e redatto secondo i principi del Codice Civile italiano, del GDPR (UE 2016/679) e del D.lgs. 196/2003 aggiornato al 2025. Tutti i contenuti sono frutto di esperienze personali, sviluppi tecnici e riflessioni documentate, privi di riferimenti diretti a terzi, e destinati all’uso autodifensivo, archivistico o divulgativo, nel pieno rispetto della legge italiana.
Mi chiamo Roberto Lagana, ma nel contesto digitale e professionale in cui opero sono conosciuto come RobyLaga. Non per vezzo o fantasia: è un'identità coerente con ciò che rappresento. Sono un uomo che rifiuta compromessi, aborrisce l'ipocrisia sistemica e combatte attivamente contro ogni forma di dipendenza imposta — tecnologica, burocratica, economica o sociale.
La mia visione del mondo è netta, dichiarata, strutturata. Non accetto l'idea che si debba vivere secondo schemi preconfezionati, né che si debba delegare la propria autonomia a entità che sfruttano ignoranza, inerzia o costrizione. Ho costruito me stesso attraverso il rigore, la fatica, la competenza e, soprattutto, l'insofferenza verso ogni forma di mediocrità istituzionalizzata.
Non mi nascondo dietro formule accettabili: sono misantropo per disillusione, agnostico per onestà intellettuale e ateo per logica. Questi aspetti non sono semplici convinzioni, ma pilastri concreti del mio approccio esistenziale e professionale. L'etica, per me, è un fatto di coerenza. Non esiste "il bene" preconfezionato: esiste ciò che funziona, ciò che è giusto nel contesto, e ciò che non può essere tollerato.
Questa non è paranoia. È esperienza, tecnica e sopravvivenza.
Ho subito danni — personali, economici, relazionali e giuridici — proprio a causa di fiducia mal riposta, di sistemi opachi, di individui o istituzioni che hanno sfruttato ruoli, normative o silenzi per danneggiarmi in modo diretto o collaterale. Non mi lamento: documento. Non cerco vendetta: ottimizzo. Non dimentico: traccio. Ho trasformato ogni delusione in righe di codice. Ogni abuso in automazione. Ogni ingiustizia in controllo.
Rifiuto ogni forma di dipendenza da piattaforme chiuse, intelligenze artificiali centralizzate, sistemi "intelligenti" che decidono al posto tuo, architetture che nascondono più controllo che utilità. Non accetto di affidarmi a tecnologie che, dietro l'apparente comodità, nascondono clausole vessatorie, oscurità operative e compromissioni dell'autonomia personale.
Chi mi conosce lo sa: non lascio spazio all'improvvisazione. Tutto, dal mio modo di comunicare alla struttura delle mie app, riflette una sola cosa: indipendenza totale. E se questo atteggiamento infastidisce, è solo perché mette a disagio chi è abituato a comandare o a sfruttare il disordine degli altri.
Questa prima parte non è una dichiarazione di intenti. È un'affermazione di stato, valida sotto il profilo esistenziale, tecnico, giuridico e documentabile in ogni sede — pubblica o privata.
La mia formazione non si è mai basata su percorsi imposti da programmi ministeriali, corsi preconfezionati o titoli accademici sbandierati come garanzia. Il mio metodo si è forgiato nell'uso reale delle tecnologie, nello studio diretto della documentazione tecnica, nell'analisi di codice esistente e nella costante necessità di risolvere problemi concreti in ambienti ostili o inefficienti.
Sin dai primi anni ho scritto codice in linguaggi di basso livello come Assembly, dove il controllo su registri, cicli macchina e interruzioni non è un'opzione, ma un dovere. Ho proseguito con il C++, linguaggio potente, flessibile e pericoloso, che ho utilizzato per creare strumenti embedded, routine di calcolo a basso livello e microservizi ad alte prestazioni. A seguire, ho imparato linguaggi e i protocolli che oggi definiscono l'infrastruttura digitale: HTML5, CSS, JavaScript, con architetture front-end create anche tramite framework personalizzati come Node.js, e backend realizzati in Node.js o integrati via Apps Script e MySql, per comunicare direttamente con ambienti serverless e fogli di calcolo in cloud.
Utilizzo Python per task automatizzati, elaborazione di dati, creazione di strumenti diagnostici, parser, gestione file system e interfacciamento API. Gestisco database relazionali in MySQL, progettati, normalizzati e ottimizzati senza ORM imposti, utilizzando query dirette, stored procedure, sincronizzazione in tempo reale e replicazione selettiva.
L'indipendenza operativa non è uno slogan: è una prassi concreta. Non mi affido a IDE invasivi, non uso librerie che non posso leggere o modificare, non accetto sistemi di cui non posso avere pieno accesso. Ogni riga di codice è verificabile, tracciabile, documentata. Non uso scorciatoie, non uso "wizard", non scrivo nulla che non possa essere portato su un altro sistema senza dipendenze.
Non mi limito allo sviluppo software: configuro ambienti server, creo strutture dati, gestisco permessi, definisco ruoli, imposto backup automatici, pianifico trigger, e progetto ogni dettaglio con uno scopo: ridurre a zero la possibilità di errore esterno. Ho costruito ambienti produttivi interamente sotto il mio controllo: dal sistema operativo alla logica applicativa, fino ai report PDF generati dinamicamente e ai log firmati.
Questo non è feticismo del codice. È autodifesa operativa, in un contesto dove ogni "comodità" può diventare una trappola, ogni aggiornamento automatico una regressione, ogni software chiuso un'arma a doppio taglio.
Non ho mai delegato la responsabilità delle mie scelte a sistemi terzi. Ho sempre preferito lavorare di più, ma capire tutto. E oggi posso affermare con chiarezza che questa visione mi ha reso tecnicamente autonomo, strategicamente inattaccabile e concettualmente impermeabile all'obsolescenza imposta.
Ogni sistema che progetto, ogni applicazione che sviluppo, è costruita con tecnologie che posso comprendere, modificare e controllare in ogni fase. Non uso strumenti imposti dall'alto, non mi affido a soluzioni 'black box', e rifiuto qualunque tecnologia che non possa essere analizzata in profondità, replicata o adattata alle mie esigenze operative.
Utilizzo un'architettura modulare e stratificata, con stack web moderni e stabili. Lato front-end, sviluppo interfacce in HTML5, CSS3, JavaScript puro e framework personalizzati come Node.js, ottimizzati per performance, compatibilità multipiattaforma e pieno controllo del DOM. Le mie UI sono progettate per essere reattive, leggibili, accessibili anche su dispositivi mobili, senza mai ricorrere a componenti esterni opachi.
Lato back-end, impiego Node.js per microservizi asincroni, gestione API REST, cron personalizzati, autenticazioni sicure, gestione file, logging, automazioni e routing avanzato. Dove serve, integro anche Google Apps Script, sempre con codice proprietario e verificabile, per sincronizzazione bidirezionale con ambienti Google Workspace (Sheets, Drive, Calendar) senza vincoli di licenza.
I dati sono strutturati con MySQL, database relazionale che gestisco direttamente. Progetto io stesso le tabelle, le chiavi, le relazioni, i vincoli di integrità e le query SQL, senza ORM intermedi o framework invasivi. Tutto è scritto in modo chiaro, ottimizzato, e testato per garantire coerenza, scalabilità e backup controllabili. Ogni scrittura, ogni lettura è tracciabile e reversibile.
Utilizzo Python per automazioni batch, scraping controllati, conversioni documentali, generazione di PDF dinamici, parser XML e CSV, oltre che per gestire chiamate API complesse, validazioni logiche e sistemi di notifiche. Il tutto senza mai installare dipendenze inutili o non ispezionabili.
La struttura software è pensata per funzionare anche in ambienti offline o isolati, con storage locale, sincronizzazione asincrona, e sistemi di recupero dati robusti. Le applicazioni si integrano con sistemi NFC, lettori barcode, moduli GPS e periferiche esterne, il tutto gestito con codice scritto da zero, adattato all'hardware specifico in uso.
Non uso strumenti 'di moda'. Uso ciò che funziona, che posso verificare, che posso ricostruire. E soprattutto: ciò che posso abbandonare in qualunque momento senza perdere il controllo su ciò che è mio.
Il risultato è un'infrastruttura leggera, potente, manutenibile, documentata e sicura, che non dipende da terzi e che può essere esportata, clonata, salvata e riattivata anche dopo anni senza sorprese, limiti o obsolescenze imposte.
Il progetto "Gestione" nasce dall'esigenza concreta di eliminare la dipendenza da piattaforme esterne costose, limitate, chiuse e spesso dannose per chi cerca controllo, autonomia e trasparenza. Dopo aver analizzato a fondo le soluzioni esistenti, ho deciso di sviluppare un sistema completo da zero, in modo nativo, senza moduli precompilati, senza vincoli imposti da terzi.
"Gestione" è una suite software verticale, modulare, multipiattaforma, progettata per funzionare su dispositivi mobili, tablet e PC. Ogni sezione dell'applicazione è costruita con una logica di isolamento funzionale e interoperabilità sincrona: ogni modulo è indipendente, ma interagisce in tempo reale con gli altri secondo logiche precise e tracciabili.
Il sistema comprende:
Tutti i dati sono sincronizzati in tempo reale con Google Sheets tramite chiamate API controllate, firmate, validate, e i PDF vengono salvati su Drive in directory dedicate per mese, utente, o cantiere. L'invio email è gestito tramite Gmail API con token OAuth 2.0, evitando ogni dipendenza da client locali o plugin esterni.
Ogni maschera HTML è progettata per usabilità massima, caricamento rapido, compatibilità mobile, e l'interfaccia è ottimizzata per utenti non tecnici. I dati inseriti vengono immediatamente validati, registrati, salvati e — se richiesto — notificati via email o log nel backend.
Sono supportate anche:
"Gestione" non è solo un software: è un sistema operativo personalizzato per l'autonomia. Nessun costo mensile. Nessuna clausola nascosta. Nessuna imposizione. È costruito, mantenuto e migliorato da me, con codice tracciabile, auditabile, esportabile. E soprattutto: pensato per resistere nel tempo, in contesti reali, ostili, senza mai dipendere da chi può cambiare le regole del gioco da remoto.
Ogni singola funzionalità da me progettata è automatizzata con uno scopo ben preciso: ridurre l'errore umano, velocizzare le operazioni ricorrenti, prevenire omissioni e garantire coerenza assoluta dei dati.
L'automazione copre ogni aspetto dell'ecosistema operativo. I trigger temporizzati, basati su script e logiche personalizzate, gestiscono la generazione di PDF riepilogativi, l'invio di email schedulate, la sincronizzazione di backup con Drive e il reset dei registri ciclici. Tutto avviene in modo trasparente, ma è completamente tracciabile, monitorabile e, se necessario, disattivabile in tempo reale.
Non uso sistemi di backup esterni né affidati a servizi cloud di terze parti non verificabili. Ogni backup è generato localmente o tramite procedure controllate, salvato in formato strutturato (JSON, CSV, PDF), con timestamp, firma digitale e log associato. Ogni file è versionato, così da poter essere ripristinato in qualsiasi momento.
La sicurezza del dato non è opzionale: è un presupposto. Tutto ciò che viene salvato è validato, e ogni accesso o modifica passa attraverso livelli di autorizzazione logici, cronologici e funzionali. Non esistono modifiche silenziose. Ogni campo ha un'origine, un timestamp, un responsabile.
Ho progettato sistemi di deduplicazione avanzata per importazione di dati massivi (soprattutto da CSV provenienti da Drive), che confrontano righe, timestamp, valori chiave e persino firme logiche per evitare l'inserimento di contenuti già esistenti. Questo consente aggiornamenti sicuri, progressivi, senza corrompere lo storico.
La gestione dei log è completa e interna: ogni azione critica è tracciata su più livelli (utente, modulo, orario, risultato), esportabile in qualsiasi momento e leggibile da interfaccia o da sistema automatico di controllo.
Ogni funzione è costruita con logica di fail-safe: se un'operazione non va a buon fine, viene immediatamente registrata, notificata e bloccata, senza propagare errori o lasciarli silenti nel sistema. I moduli operano in ambienti sandboxati quando necessario, e la sicurezza non si limita al dato: include la prevedibilità dell'interfaccia, l'idempotenza delle operazioni, e la trasparenza completa dei processi attivati.
Nulla viene lasciato al caso. Ogni flusso, ogni bottone, ogni modulo ha un motivo per esistere. Ogni parte del sistema è progettata per funzionare oggi, domani, e anche tra dieci anni, senza sorprese e senza dipendere da volontà esterne. Perché la vera sicurezza non è fare backup. È non doverli mai usare.
Nel rispetto delle normative vigenti in materia di protezione dei dati personali e sensibili (Regolamento UE 2016/679 – GDPR, e D.lgs. 196/2003 aggiornato al 2025), dichiaro che il progetto 'Monitor Salute' nasce per finalità esclusivamente personali, legate al controllo autonomo del mio stato psicofisico e della mia adesione a terapie croniche su base continuativa.
L'applicazione 'Monitor Salute' è stata da me interamente progettata, sviluppata e mantenuta per consentire una gestione precisa, documentata, tracciata e analitica delle attività sanitarie giornaliere. Non si tratta di un diario, ma di un sistema strutturato, con logiche di validazione, categorizzazione e rilevamento automatico di anomalie nel comportamento terapeutico.
Il sistema registra esclusivamente dati inseriti volontariamente dall'utente, in locale, senza alcuna trasmissione verso terze parti, server remoti o piattaforme cloud esterne. Nessuna informazione medica viene esportata o condivisa al di fuori del dispositivo dell'utente.
Le funzioni principali includono:
Il progetto non è solo una misura di controllo sanitario, ma una dichiarazione di indipendenza gestionale. In un contesto in cui molte app sfruttano dati sanitari per fini commerciali o analitici, io ho scelto l'unica via conforme ai miei principi: mantenere il controllo completo, non condividere nulla, e costruire un sistema solo mio, verificabile, trasparente e non violabile.
Non raccoglie dati biometrici. Non accede a sensori esterni. Non registra automaticamente nulla. Tutto è sotto il controllo esclusivo dell'utente.
Avvertenza: "Monitor Salute" è uno strumento ad uso esclusivamente personale. Non costituisce dispositivo medico ai sensi della normativa vigente, non fornisce diagnosi né indicazioni terapeutiche, e il suo utilizzo avviene sotto piena e consapevole responsabilità dell'utente.
Nel contesto attuale, dove il diritto è spesso interpretato più come uno strumento di pressione che come una garanzia, ho dovuto strutturare una vera e propria infrastruttura legale e informativa di autodifesa. Questo non per sfiducia nei principi di giustizia, ma per esperienza diretta di quanto la realtà giuridica italiana – comprese alcune sedi giudiziarie, professionisti legali e procedimenti civili – sia spesso inquinata da opacità, burocrazia paralizzante, tempi dilatati e logiche di rendita.
Non ho più affidato a terzi la responsabilità di rappresentare le mie ragioni in modo cieco o passivo. Ogni documento che produco è pensato, scritto e impaginato con finalità probatoria, autodifensiva, preventiva. Ogni comunicazione è tracciata, protocollata, firmata ove necessario, e conservata in archivi crittografati, sincronizzati e accessibili solo da me.
Utilizzo modelli di tracciabilità completi per tutte le interazioni legali, amministrative o contrattuali. Ogni azione rilevante è supportata da log, timestamp, copie di sicurezza e documentazione cronologica. Questo vale sia per email, che per PEC, per file PDF firmati, report generati da software gestionali, o export di sistemi convalidati.
Ho strutturato script automatici per generare cronologie legali, allegati ordinati per data, ricostruzioni temporali di fatti e prove, anche per uso in ambito stragiudiziale o di contenzioso. Ogni relazione, ogni tracciato, ogni elemento digitale che mi riguarda è duplicato e firmato, in modo che nulla possa essere contestato senza contraddittorio.
Ho documentato tutto ciò che mi è stato sottratto, tutto ciò che ho subito a norma di legge ma contro ogni logica di buon senso, e ogni abuso mascherato da procedura. Senza nomi, senza accuse, ma con la forza di ciò che è scritto, ordinato, verificabile e conservato in modo conforme.
Nel mio approccio, la legge non è più un muro o una minaccia: è uno strumento che va dominato, compreso e usato per proteggere la propria posizione, nonostante le resistenze di chi vive ancora grazie alla confusione altrui. Ho smesso di credere alla neutralità delle aule. Ma ho imparato a usare la struttura del sistema per non farmi più danneggiare.
Chi oggi si presenta impreparato, fidandosi della sola retorica legale, viene consumato. Chi invece documenta tutto, archivia, traccia, controlla ogni dato e lo presenta in modo inequivocabile, può difendersi, reagire e, soprattutto, non farsi più fregare.
La mia infrastruttura legale è quindi una prosecuzione logica della mia infrastruttura software. Non cambia il principio: se non controlli tutto, verrai controllato. Se non conservi prove, la tua parola non vale nulla. Se deleghi a chi vive di ambiguità, sarai trattato come un file temporaneo: ignorabile, riscrivibile, eliminabile.
La giustizia, per come la intendo, non è una questione astratta né una favola da libro scolastico. È un fatto tecnico, logico, concreto. È l'equilibrio tra ciò che è documentabile e ciò che è tollerabile. E oggi, troppo spesso, il sistema legale italiano consente che questa bilancia pesi a favore del più opaco, del più lento, del più furbo. Questo non è cinismo. È osservazione.
Per questo motivo ho scelto di fondare ogni mia azione su tre assi portanti: giustizia, metodo, coerenza. Sono valori pratici, non filosofici. Giustizia significa documentare tutto. Metodo significa replicare ogni azione. Coerenza significa dire oggi le stesse cose che dirò tra dieci anni, perché sono fondate e verificabili.
Non mi serve un avvocato per capire cosa è giusto. Mi serve un sistema per non avere bisogno di difendermi. È qui che il mio lavoro diventa parte della mia etica. Ogni script, ogni interfaccia, ogni sistema è pensato per essere non solo efficiente, ma anche equo. Nessuna scorciatoia, nessuna trappola, nessuna ambiguità. Questo vale nei rapporti personali come in quelli professionali.
Rifiuto ogni forma di opacità deliberata. Ogni comportamento che sfrutta l'incompetenza altrui. Ogni "gioco delle tre carte" legale che arricchisce solo chi vive sulle falle di un sistema pensato male. E soprattutto rifiuto chi costruisce carriere sul silenzio, sulla nebbia procedurale, sullo svuotamento di senso della parola 'diritto'.
Chi lavora con me deve essere allineato a questi valori. Non serve essere perfetti. Serve essere veri. Serve dire ciò che si fa e fare ciò che si dice. Non faccio sconti a chi manca di metodo, di trasparenza o di responsabilità. Le porte sono aperte per chi costruisce. Sono murate per chi gioca a perdere tempo.
Il mio approccio può sembrare scomodo. Ma è l'unico che mi ha permesso di rimanere integro, libero, e soprattutto lucido in un sistema che cerca di svuotarti, risucchiarti e ridurti a funzione passiva del caos altrui.
Preferisco risultare intransigente, piuttosto che risultare incoerente. Preferisco la verità che taglia, alla menzogna che decora. E preferisco una vita piena di logica e rigore, che una sopravvivenza comoda fondata sul silenzio e sulla delega cieca.
Non serve citare nomi per raccontare ciò che ho vissuto. Chi deve capire, capisce. E chi ha vissuto situazioni simili, riconosce subito i meccanismi. Ho attraversato ambienti legali, professionali e personali in cui l'unica regola sembrava essere l'abuso della pazienza altrui.
Ho subito decisioni imposte da sistemi burocratici lenti, parziali, spesso incapaci di distinguere tra il vero e l'apparente. Ho assistito a sentenze, delibere, relazioni tecniche e consulenze che, anziché chiarire, oscuravano. Il tutto mascherato da formalismo e protocollo.
Sono stato coinvolto in cause e contesti dove la verità non contava, ma contava solo chi gridava di più, chi sapeva manipolare meglio o chi poteva pagare di più. E chi ha provato a far valere la logica, i documenti, i fatti, è stato ignorato, derubato, lasciato al margine.
Tutto questo non mi ha spezzato. Mi ha trasformato.
Ho iniziato a creare sistemi per documentare ogni cosa. Per proteggermi preventivamente. Per non dover dimostrare nulla sotto pressione, ma per avere già pronte tutte le prove, i file, le cronologie, le versioni dei fatti in ordine e accessibili.
Non ho più lasciato che la mia credibilità fosse affidata alla parola altrui. L'ho affidata alla struttura. Alla precisione. Alla duplicazione delle fonti. All'analisi puntuale di ogni dettaglio. Al fatto che ogni mia affermazione fosse dimostrabile, ripetibile, firmata.
I contesti tossici non si combattono con la rabbia, ma con la progettazione. Le ingiustizie non si evitano lamentandosi, ma costruendo sistemi che le rendano impossibili o troppo costose da perpetrare. Ho smesso di fidarmi dei ruoli e ho iniziato a fidarmi solo della tracciabilità.
L'autodeterminazione, per me, non è un ideale. È una necessità. È la risposta concreta a un mondo che ti vuole disarmato, impreparato, manipolabile. Oggi nessuno decide più per me. Nessuno parla più a nome mio. E nessuno mi trova impreparato.
Ogni abuso che ho subito, ogni euro perso, ogni ora di silenzio forzato, è diventato codice, è diventato sistema, è diventato archivio. Ora è tutto lì. Consultabile, esportabile, conservato. Non per vendetta, ma per controllo. Non per lamentarmi, ma per non farmi più cogliere di sorpresa.
Non è questione di opinione, di carattere o di ideologia. L'indipendenza, nel mio percorso, è l'unica forma di sopravvivenza lecita, l'unico modo per non farsi disintegrare da un sistema che prospera sull'altrui debolezza. Ho scelto di non delegare, di non dipendere, di non aspettare. Ho scelto di costruire.
Costruire significa capire ogni singolo ingranaggio di ciò che uso. Significa progettare i miei strumenti, conoscere i miei dati, prevedere le mie emergenze. Significa anche accettare la fatica, la solitudine e la responsabilità di ogni scelta. Ma significa, soprattutto, non dover chiedere il permesso per fare ciò che è giusto.
L'indipendenza non è isolamento. È padronanza. È la possibilità di usare strumenti che non cambiano le regole mentre lavori. È sapere dove sono i tuoi dati. È poter dire no. È non firmare nulla che non puoi leggere fino in fondo. È essere l'architetto, il costruttore e il manutentore del tuo sistema di vita.
In questo mondo, chi non controlla, viene controllato. Chi non traccia, viene riscritto. Chi non documenta, viene zittito. E chi si affida agli altri per ogni cosa, un giorno si sveglia con tutto tolto: tempo, denaro, reputazione e libertà.
La mia filosofia non è vendibile, non è replicabile in massa, e non vuole piacere a tutti. Ma è coerente, funziona, e mi ha salvato da trappole, falsità, parassiti e sistemi infami. E continua a farlo ogni giorno.
Non cambio approccio in base all'interlocutore. Non alleggerisco il linguaggio per compiacere. Non annacquo la verità per sembrare più gestibile. La mia direzione è chiara: o si costruisce, o si distrugge. E io ho scelto, con lucidità totale, di costruire.
Questa biografia non è una difesa. È un atto di esistenza consapevole. È la dimostrazione che si può ancora vivere – e operare – senza essere pedine di un sistema che compra silenzio con la confusione. Io non ci sto. E chi vuole fare parte di qualcosa di serio, deve partire da qui: indipendenza, struttura, metodo. Tutto il resto è chiacchiera.
Questo ecosistema di progetti è stato analizzato tecnicamente secondo criteri rigorosi di ingegneria del software. La valutazione conferma quanto segue:
In sintesi: questo non è codice hobbistico né sviluppo artigianale. È ingegneria del software professionale e di alta resilienza, realizzata da un'unica mente tecnica con standard industriali, verificata su dati reali, in ambienti reali, contro problemi concreti.
Valutazione finale: 110 e lode. Con menzione speciale per architettura modulare, scalabilità autonoma, coerenza logica e resilienza operativa.